L’isola di Pasqua, Rapa Nui nella lingua nativa, è una piccola isola nel mezzo dell’oceano Pacifico. Si trova a più di 2000 km dalla terra abitata più vicina e a 3500 km dalle coste del Cile. I primi a percorrere questa enorme distanza sono stati i polinesiani con le loro canoe. Una leggenda racconta che arrivarono ad Anakena, la sola spiaggia sull’isola. Vero o falso che sia, rimane il fatto che questa parte dell’isola diventò la terra dei re.
I villaggi
I primi coloni ad arrivare, prima di costruire case vere e proprie, vivevano nelle numerose caverne presenti sull’isola. Molte di esse sono state utilizzate per lungo tempo. Offrivano inoltre rifugio in tempo di guerra e, per questo, alcune di esse si sono trasformate in tombe.
Il tipico villaggio su Rapa Nui era composto da circa 10 case. Erano formate da un basso tetto di paglia e una base in pietra. Dei buchi erano praticati nelle pietre per inserirci le canne che sorreggevano il tetto. Ogni casa ospitava una singola famiglia. Visto che il clima sull’isola è sempre temperato, le case erano utilizzate praticamente solo per dormire. L’entrata era così piccola che costringeva chiunque volesse passare ad inginocchiarsi. In questa maniera era facile controllare chi entrava e usciva.
Vicino alle case si potevano trovare dei pollai. Erano costruiti usando solo pietre, la risorsa più abbondante sull’isola. Sassi di piccole dimensioni venivano utilizzati per costruire una scatola cava. Solo due o tre pietre, irriconoscibili dalle altre, potevano essere estratte per far uscire il pollame. Rimuovendo un’altra pietra, il pollaio sarebbe collassato su sé stesso. Questo metodo assicurava una certa sicurezza contro eventuali ladri visto che solo il proprietario sapeva quali erano i sassi giusti da estrarre.
Le pietre erano usate anche per costruire i manavai. Un manavai è un muro, o una parte di terreno ricoperta di pietre, che circonda una pianta. Protegge la pianta e il suolo attorno ad essa dalla luce diretta del sole e dal vento carico di sale proveniente dal mare. L’uso dei manavai permise di crescere piante non solo a scopo nutritivo ma anche, ad esempio, per preparare vestiti come nel caso del mahute.
Carestie
La carestia colpì l’isola più di una volta. A lunghi periodi senza pioggia si aggiunsero i ratti polinesiani, che arrivarono a bordo delle prime canoe che raggiunsero l’isola. Senza nessun predatore, si moltiplicarono senza controllo, mangiando la maggior parte dei semi piantati. Alcune stime dicono che il loro numero potrebbe aver passato i 3 milioni. Il ratto polinesiano venne poi rimpiazzato dal ratto europeo. L’introduzione di cani e gatti aiutò a mantenere sotto controllo la popolazione.
Moais
Nel 1250 circa la classe nobile di Rapa Nui incominciò a far costruire enormi statue per onorare i propri defunti. Queste statue, chiamate moai, erano composte da due pietre. La più grande era scolpita a rappresentazione del corpo e del viso del defunto. In cima ad essa si posizionava la più piccola, per rappresentare non un cappello ma i capelli della statua.
I moai erano posti sugli ahu, altari cerimoniali. Il livello più alto degli ahu era usato come piedistallo per i moai, mentre quello intermedio fungeva da tomba. Il livello più basso era riservato alle cerimonie. Gli ahu si trovavano solitamente lungo la costa, vicino al villaggio. I moai erano sempre rivolti verso il villaggio, per proteggerlo, spalle al mare. Questa vicinanza al mare rifletteva il fatto che le classi più elevate ne controllavano l’accesso. Ogni pescatore doveva pagare una tassa per poter utilizzare la sua barca.
I moai erano perciò un simbolo di potere sia religioso che politico. Abbattere un moai di un villaggio differente era considerato un crimine imperdonabile che portava alla guerra.
Costruzione
Tutti i moai dell’isola vennero intagliati nell’antico vulcano di Rano Raraku. Invece i capelli, fatti con una pietra diversa e più fragile, venivano scolpiti nel sito di Puna Pau, dall’altra parte dell’isola.
Gli intagliatori non erano schiavi ma lavoratori pagati dai nobili. I primi moai erano alti 2 m circa. Avendo acquisito esperienza, i costruttori iniziarono ad aumentare le dimensioni delle statue. I più grandi moai che furono eretti erano alti 14 m e pesavano più di 80 tonnellate. Un moai in Rano Raraku, la cui costruzione venne interrotta, avrebbe raggiunto i 21 metri.
Per prima cosa si intagliava la parte frontale della statua. Più a valle si preparava una buca nel terreno. Una volta preparato, il moai veniva fatto scivolare nella buca. La schiena del moai veniva quindi rifinita e dettagli, come le orecchie, venivano aggiunti prima che la statua venisse trasportata all’ahu di destinazione. Visitando Rano Raraku oggi puoi ancora vedere le teste dei moai non terminati che rimangono nelle loro buche.
Trasporto
Ci sono molte teorie diverse su come i moai venivano trasportati ai diversi ahu, a volte a chilometri di distanza dalla cava.
Una teoria afferma che vennero utilizzate slitte, o che venissero spostati su dei tronchi. Questo spiegherebbe inoltre la deforestazione dell’isola. Il problema è però il numero di persone necessarie per spostare dei moai pesanti diverse tonnellate.
Un’altra teoria dice che delle corde venivano legate intorno alla testa, su tre lati differenti. Il moai veniva quindi fatto camminare oscillandolo sui lati. La forma della base della statua aiutava inoltre questo tipo di movimento. Questa tecnica non necessitava di troppe persone ed è stata recentemente testata con successo in un’università.