Il Messico è un grande paese con un sacco di paesaggi differenti. Una delle sue regioni è però particolarmente famosa per i suoi fiumi e le sue cascate: la Huasteca Potosina. È una meta popolare per le vacanze tra i messicani ma non è così famosa tra gli stranieri.
Caroline c’era già stata alcuni anni fa, la prima volta che aveva visitato il Messico. Era stata una toccata e fuga e voleva assolutamente tornarci per poterla visitare meglio. Per questo motivo l’abbiamo lasciata come ultima tappa del nostro viaggio prima del ritorno a casa.
Arrivare alla Huasteca Potosina
Innanzitutto, devi sapere che la Huasteca Potosina è una regione alquanto grande da visitare. Ogni attrazione è lontana dall’altra e non ci sono molte grandi città nei paraggi. Il villaggio dove è più facile stabilirsi è Ciudad Valles, anche se ci sono dei tour che partono anche da San Luis Potosí, la capitale dello stato omonimo.
San Luis Potosi
Per andare da Guanajuato a Ciudad Valles sei obbligato a cambiare di bus a San Luis Potosí. Ci siamo quindi lasciati un giorno per esplorare la città. Abbiamo fatto una piacevole passeggiata nel centro storico, tra gli edifici di epoca coloniale che, anche se molto belli, ci hanno lasciato una certa sensazione di déjà vu. In tutta onestà: avevamo appena visitato alcune delle più belle città coloniali di tutto il Messico (Guanajuato, Oaxaca, Puebla, San Cristóbal de las casas).
Ti raccomandiamo in ogni caso di visitare il Museo Nacional de las Máscaras, che raccoglie maschere tradizionali di tutte le regioni messicane, per farti un’idea della grande varietà di usi e costumi che puoi trovare nel paese. Se vuoi poter prendere foto all’interno dovrai però pagare un piccolo sovrapprezzo.
L’altra cosa che raccomandiamo della città, come per più o meno ovunque in Messico, è il cibo. Abbiamo provato le ottime enchiladas potosinas, delle specie di piccoli tacos piccanti, e il pozole, una zuppa che ci ha convinti un po’ meno.
Ciudad Valles: il centro della Huasteca
Abbiamo deciso di rendere Ciudad Valles la nostra base per esplorare la Huasteca Potosina. Abbiamo evitato una visita più nomadica perché era già la fine del viaggio ed eravamo alquanto stanchi. Inoltre, stavamo già cercando lavoro per il nostro rientro e avevamo perciò bisogno di una buona connessione internet in caso di un colloquio.
Quando siamo arrivati in città c’erano solo 13°C, il che ci ha sorpreso non poco. Pensavamo che la regione fosse generalmente calda, con un sole splendente la maggior parte dell’anno. Eravamo anche un po’ delusi perchè ci immaginavamo già di passare le giornate nuotando nei fiumi e tra le cascate. Il giorno seguente il nostro tassista ci ha fatto sapere che queste temperature si registrano solo un paio di giorni l’anno. Che sfortuna! Ma nemmeno questo ci ha impedito di passare dei bellissimi giorni nella regione.
Come muoversi nella Huasteca
Si può visitare la Huasteca Potosina in diverse maniere: noleggiando un auto, prendendo un taxi o bus, o pagando per un tour. Facendo due calcoli ci siamo subito resi conto che noleggiare un auto sarebbe costato quanto prendere un taxi per l’intera giornata, ovviamente considerando un po’ di negoziazioni con il tassista. Visto che tutti i posti che volevamo visitare si trovavano a 2 ore di macchina, abbiamo deciso di affidarci a taxi e bus. Non siamo così abituati a guidare e questa soluzione ci ha permesso di approfittare al meglio di tutte le attrazioni. Tutti i tour che avevamo visto erano decisamente fuori dal nostro budget.
Giorno 1: le cascate intorno El Naranjo
Il primo giorno abbiamo noleggiato un taxi per andare a vedere le cascate vicino al comune di El Naranjo. Anche se faceva decisamente freddo la mattina, ci siamo comunque portati dietro il costume. Sfortunatamente abbiamo riposto troppa fiducia in un cambio del meteo…
Dopo due ore siamo arrivati al Mirador El Meco, da cui si ha una bellissima vista su alcune cascate davvero imponenti. L’acqua cadeva in diverse pozze di un profondo color turchese. Ernesto, il nostro tassista, ci ha informati che qualche chilometro più a valle l’acqua è abbastanza calda e tranquilla da potercisi bagnare.
Ci ha dunque portati alle cascate di El Salto, alquanto famose e affollate nei giorni di sole. Quel giorno però avevamo il posto tutto per noi. La cascata principale era però quasi invisibile visto che la maggior parte dell’acqua era reindirizzata alla vicina centrale idroelettrica. Fortunatamente le cascate non solo la sola cosa da vedere: abbiamo camminato tra le piscine naturali piene d’acqua tiepida e cristallina. Anche se l’acqua era calda come ci era stato detto, l’idea di uscire tutti bagnati in quel freddo ci ha fatto cambiare idea a proposito del bagno.
Siccome eravamo tornati al taxi molto più velocemente di quanto si aspettasse, Ernesto si è offerto di aggiungere uno stop al nostro itinerario. Ci ha portati ad una bella zona picnic, dove il fiume passa per il villaggio di El Naranjo. Sarebbe stato un altro ottimo posto dove farsi un bagno!
Nel pomeriggio ci siamo diretti verso le cascate di Minas Viejas. L’entrata è a pagamento, ma non cara, e c’era un po’ più di gente. Abbiamo seguito un sentiero in discesa fino a raggiunger una grande cascata. C’erano anche delle piscine naturali per poter nuotare in un acqua turchese. Quel giorno solo un paio di persone si azzardavano a entrare in acqua, ma il posto è chiaramente affollato quando il meteo è più clemente. Ritornando all’entrata abbiamo fatto una deviazione, breve ma scivolosa, per dirigerci ad un punto panoramico sopraelevato da dove si ha una bella vista dall’alto delle cascate.
L’ultima tappa del giorno ci ha portato alle cascate di Micos. Là si può nuotare o prendere delle piccole barche, anche se, visto il tempo, abbiamo deciso semplicemente di camminare in giro e goderci il panorama.
Alla fine della giornata eravamo frustrati a causa del tempo. Ma ci siamo anche resi conto che il fatto di non fermarci a nuotare ci aveva lasciato tempo a sufficienza per visitare più luoghi in uno stesso giorno. E le cascate e l’acqua cristallina sono belle da vedere da fuori, come da dentro l’acqua.
Giorno 2: Tamasopo e Puente de dios
Il secondo giorno abbiamo deciso di prendere un bus fino al Balneario de Tamasopo. Siamo arrivati la mattina molto presto che, conoscendoci, non è esattamente una sorpresa… Mentre aspettavamo che l’aria si scaldasse un po’ abbiamo esplorato un po’ il luogo. Anche qua ci sono molte piscine naturali ma, a differenza di quelle del giorno prima, la corrente è abbastanza forte. Talmente forte che è infatti obbligatorio avere un salvagente per nuotare nella maggior parte di esse. Una volta scaldati abbastanza abbiamo nuotato un po’ nell’unica parte dove l’acqua era calma e non c’erano obbligazioni.
Una volta esplorata la stazione balnearia da cima a fondo ci siamo incamminati fino al vicino villaggio di Tamasopo dove abbiamo pranzato e preso un taxi fino alla nostra prossima destinazione: Puente de Dios. Qua il salvagente è obbligatorio ovunque visto che c’è una forte corrente dappertutto. L’unico modo di godersi il posto è tuffarsi in acqua: per fortuna il sole era di ritorno!
Una volta noleggiato un salvagente siamo saltati in acqua e, seguendo una corda, siamo entrati in una stretta fenditura tra le rocce. Ci siamo subito trovati in una grande caverna dove l’unica luce sembrava provenire dall’acqua stessa. Il fiume lasciava poi la grotta per passare tra delle grosse pietre, perfette per fermarsi a prendere il sole. Sfortunatamente la pausa è durata poco perché un’ape ha deciso di suicidarsi sulla coscia di Caroline. O Caroline ha deciso di sedersi su un’ape, una delle due. Per cercare di anestetizzare la puntura è subito tornata in acqua.
Il posto era talmente bello che abbiamo finito per tuffarci e passare per la caverna diverse volte. In qualche maniera ci ricordava i cenote che avevamo visitato in Yucatan. A fine giornata pensavamo di prendere un taxi per tornare a Tamasopo da dove partiva il bus, ma alla fine una coppia di messicani conosciuti mentre saltavamo ci ha gentilmente dato un passaggio fino al villaggio.
Giorno 3: Remando alle cascate del Tamul
Abbiamo dedicato il terzo giorno ad una sola attività: remare fino alle cascate del Tamul. Non ci sono bus per arrivare al noleggio delle barche. Visto che non molte persone passano per di là fuori stagione, abbiamo deciso di andarci in taxi per non rischiare di rimanere bloccati. Ernesto, il nostro tassista preferito, ci ha portato e aspettati fino al nostro ritorno.
Una volta arrivati al piccolo villaggio prima delle cascate, i proprietari delle imbarcazioni ci hanno fermato. Ci hanno detto che le barche, chiamate lanchas, possono portare fino a 8 persone (più guida e proprietario della lancha), e che il prezzo non è per persona ma per imbarcazione. Abbiamo perciò deciso di aspettare altre persone per cercare di formare un gruppo più numeroso e ridurre il costo.
Ovviamente i proprietari non erano contentissimi della nostra decisione e, nonostante la promessa di farlo, non hanno proposto alle persone arrivate subito dopo di noi di accoglierci nel loro gruppo. Paolo ha perciò deciso di mettersi a fianco della persona che forniva le spiegazioni ai nuovi arrivati per poter aggiungere la nostra richiesta. Fortunatamente dopo poco è arrivato un gruppo che avevamo incontrato il giorno prima a Puente de Dios. Loro, e la loro guida Jorge, ci hanno accolto a braccia aperte. Jorge si è anche incaricato di organizzare tutto. Abbiamo chiesto a Ernesto di tener d’occhio le cose che avevamo paura di rovinare con l’acqua, preso un salvagente e un remo e ci siamo diretti verso la lancha.
Guidati da Jorge e Eusebio, il proprietario della lancha, abbiamo cominciato a remare, più o meno efficacemente. Mentre rimontavamo il fiume abbiamo parlato e scherzato un bel po’ con Jorge e Eusebio. Il gioco da fare è schizzare qualsiasi altra lancha si avvicini, quindi ci siamo ritrovati velocemente completamente bagnati. Dopo aver remato per più di un’ora siamo arrivati ad una gigante cascata. La fatica ne era valsa la pena: la vista era mozzafiato.
Di ritorno abbiamo solo dovuto farci portare dal fiume. Di tanto in tanto ci tuffavamo per farci portare dalla corrente attraverso delle piccole rapide. L’acqua era fredda ma il divertimento assicurato. Ad un certo punto ci siamo anche fermati per camminare fino ad una caverna con un piccolo lago al suo interno, la cui acqua aveva qualche grado in più di quella del fiume: il modo perfetto per scaldarsi un po’. Alla fine, dopo 3 ore, siamo tornati al taxi ed è arrivato il momento di salutare i nostri nuovi amici. Ci siamo davvero divertiti con loro. Ci hanno fatto anche provare i Doriloco, un pacchetto di nachos Doritos a cui sono stati aggiunti un bel po’ di spezie, salse, mais e formaggio. Strano, ma non male.
Giorno 4: un giorno surrealista
La mattina del nostro ultimo giorno nella regione abbiamo preso un bus fino a Xilitla. Abbiamo chiesto al conducente di lasciarci all’entrata del giardino surrealista di Edward James. C’erano già molte macchine sulla strada e infatti una volta arrivati abbiamo trovato una coda lunghissima. Durante le due ore d’attesa abbiamo scoperto che era un weekend lungo in Messico e perciò molta gente ne approfittava per visitare la regione. Aspettando abbiamo anche avuto la possibilità di provare lo Zacahuil, una specie di gigantesco tamales, famoso piatto della zona, consigliatoci da Ernesto il giorno prima.
Una volta entrati abbiamo trovato un posto davvero surreale, con colonne dappertutto, scale verso il nulla e edifici perfettamente integrati con la natura circostante. Abbiamo terminato la visita alle pozas, piscine naturali, prima di dirigerci a Xilitla per prendere il bus di ritorno a Ciudad valles.
La nostra esplorazione della Huasteca Potosina è durata solo 4 giorni visto che la fine del nostro viaggio si avvicinava e non ci rimaneva più molto tempo. Ma la regione è vasta e ci sono molte più cascate e fiumi da scoprire e alcuni sport estremi da praticare per i più avventurosi.