Dopo aver esplorato il sud-est del Messico, ci siamo spostati verso l’ovest del Paese, raggiungendo così uno dei suoi Stati più meridionali: il Chiapas. Ci siamo fermati a San Cristobal de la Casas, città principale della regione e base perfetta per esplorare la zona.
Come arrivare a San Cristobal de la Casas
San Cristobal de las Casas è la capitale del Chiapas, uno degli stati più poveri del Messico. Alcune delle strade per arrivarci sono piene di buche e curve. Per Caroline, che soffre di mal d’auto, è stato un viaggio molto lungo.
Uno dei modi migliori per arrivare a San Cristobal de la Casas è prendere il mezzo di trasporto più utilizzato dai locali: un colectivo. I colectivo sono piccoli furgoni che non seguono un orario preciso. Partono non appena sono pieni, come una sorta di taxi condiviso. Sono meno confortevoli dei normali autobus, ma molto più economici!
Per strada a volte si incrociano persone che tendono una corda in mezzo la strada, come se volessero impedire alle auto di passare. I conducenti dei colectivos però non rallentano affatto e sembra quasi che siano pronti a trascinare la corda e le persone che la tengono ma queste fortunatamente lasciano la presa all’ultimo secondo. È davvero impressionante quando lo si vede per la prima volta.
L’obiettivo di queste persone è quello di rallentare o fermare i veicoli in transito per poter vendere loro patatine, frutta o prodotti artigianali. Un autista ci ha detto che è meglio non comprare niente perché alle loro spalle ci sono intere attività criminali. Spesso ci sono solo bambini che tengono la corda e comprare da loro non fa altro che incentivare gli sfruttatori a tenerli lontani dalla scuola.
Esplorando San Cristobal de la Casas
San Cristobal de las Casas non è una grande città, ma ha una vita intensa. Mentre camminavamo, siamo passati per lo zocalo (la piazza principale) e poi siamo arrivati nella via di Guadalupe. La strada è piuttosto colorata e piena di negozi e di gente che passeggia. Ha un tocco un po’ hippie, con musicisti di strada e molti ristoranti vegetariani. Alla fine della strada, in cima a una rampa di scale, si trova la iglesia de Guadalupe. La chiesa, tutta in bianco e giallo come le scale per raggiungerla, è carina, ma molto più bello è il panorama della città dall’alto.
San Cristobal de la Casas si trova ad un’altitudine piuttosto elevata. A circa 2000 m, la sera può fare piuttosto freddo. Naturalmente, questa è la scusa perfetta per provare i churros con cioccolato. La cioccolata calda di San Cristobal de la Casas è molto famosa: preparata con acqua calda e molte spezie come chiodi di garofano, cardamomo e cannella, è veramente deliziosa.
San Cristobal de las Casas è famosa anche per l’ambra. C’è un museo dedicato ad essa (anche se noi non l’abbiamo visitato) e molti negozi che vendono gioielli in ambra. Abbiamo scoperto che gli insetti intrappolati nell’ambra sono estremamente rari: immagino che clonare i dinosauri richieda molta fortuna!
La rivolta Zapatista
Mentre eravamo a San Cristobal de la Casas, abbiamo deciso di esplorare i dintorni. Avevamo sentito parlare di un villaggio ribelle, Oventic, poco distante.
Già in una regione povera, i problemi di malnutrizione e analfabetismo erano ancora più importanti tra la popolazione indigena. Inoltre, la terra era nelle mani di pochi proprietari terrieri. Per questo, dal 1994, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale si è sollevato contro il potere in carica per rivendicare l’autonomia delle popolazioni indigene e lottare per i loro interessi.
Gli zapatisti hanno quindi creato dei villaggi autogestiti, dando il potere alla gente e rifiutando qualsiasi intervento governativo e fornendo anche servizi di base come ospedali e scuole. Il governo non ha mai riconosciuto la loro legittimità.
Oventic è uno di questi villaggi ribelli, governati dalla gente. Abbiamo deciso di visitarlo e di provare a dare un’occhiata alla vita di un villaggio autonomo.
Visita a Oventic: il villaggio libero
Per arrivarci, hai la scelta tra un taxi e un colectivo. Il taxi ti porterà a destinazione più velocemente e potresti anche accordarti con l’autista per farti aspettare durante la visita, in modo da non aver problemi per il ritorno. Ma è ovviamente più costoso del colectivo. Il taxi potrebbe comunque essere una buona idea se si trovano altri viaggiatori con cui condividere il costo. Alla fine, abbiamo preferito andare con la gente del posto perché non avevamo fretta.
Il colectivo ci ha lasciato all’ingresso di Oventic. Abbiamo trovato un cancello chiuso sorvegliato da due donne incappucciate. Dopo qualche minuto è arrivato un uomo incappucciato che ci ha chiesto di firmare un foglio in cui dichiaravamo di non avere cattive intenzioni nei confronti del movimento zapatista. Poi si è assicurato che avessimo capito che non potevamo fotografare i volti delle persone nè le targhe delle auto. Dopo questo avvertimento, ci ha permesso di entrare nel villaggio. Tutte le persone che abbiamo visto indossavano un cappuccio, perché per loro è una priorità proteggere la propria identità.
La nostra “guida” ci ha mostrato il villaggio, anche se non ha fornito alcuna spiegazione e non ha risposto praticamente a nessuna delle nostre domande. La lingua era la vera barriera: parlava principalmente una delle lingue maya ancora vive nella regione e poco spagnolo. Anche se è stato difficile parlare con qualcuno, il villaggio merita davvero una sosta. Tutti gli edifici sono decorati con bellissimi dipinti che rappresentano il loro stile di vita ribelle. Abbiamo anche letto che altri turisti sono stati più fortunati con la parte guidata della visita e hanno ottenuto molte più informazioni.
Le tradizioni di San Juan Chamula
Il villaggio di San Juan Chamula è famoso per le sue tradizioni un po’ fuori dal comune. Dopo la nostra visita a Oventic, abbiamo deciso di fare una visita guidata. Volevamo essere sicuri di conoscere l’intera storia della comunità Tzotzile che vive lì. Quando scegliamo una visita guidata, cerchiamo sempre di sceglierne una che vada a beneficio delle popolazioni locali, che abbiamo trovato nel nostro ostello.
Il cimitero
La visita inizia nel cimitero, particolarmente importante per la comunità in occasione del Dia de muertos. Siamo stati lì solo pochi giorni prima della famosa celebrazione e abbiamo potuto vedere le famiglie che decoravano le tombe con fiori, rami e aghi di pino. I rami ricordano la croce fogliata, simbolo maya dell’albero della vita. Nel cimitero non ci sono lapidi, ma solo piccole croci di legno. La guida ci ha spiegato che gli abitanti del luogo vengono sepolti con il loro vestito tradizionale più bello e con i loro oggetti preferiti. Spesso al giorno d’oggi si tratta di uno smartphone. Ma ciò che ci ha davvero sorpreso è il fatto che a volte aggiungono anche una bottiglia di Coca-Cola nella tomba. Nessuno al mondo beve tanta Coca-Cola quanto gli abitanti del Chiapas: una media di 800 litri all’anno per persona (il che comporta alcuni problemi di salute). Ma questo non è l’unico motivo per essere sepolti con essa, come abbiamo scoperto poco dopo.
Il culto dei santi
Ci siamo poi recati nella casa di un membro della comunità dove era stato eretto un altare dedicato a uno dei santi protettori. Lo spazio era diviso in tre aree: l’esterno, l’interno e la parte sacra, divisa dalle altre due da un muro fatto di rami d’albero e da un tetto di naranjillo, una pianta locale. Il pavimento antistante era decorato con aghi di pino, e altre piante e rami erano utilizzati per adornare le pareti. Questa divisione in tre è una comunanza tra i cattolici (la Santissima Trinità) e i Maya, per i quali esistevano tre mondi: il nostro, quello degli dei e quello degli inferi.
Abbiamo scoperto che ogni maschio della comunità deve dedicare un anno della sua vita al servizio della società. Durante quell’anno, è il custode di uno dei santi patroni della città e non può lavorare, perché deve prendersi cura del santo a tempo pieno. Per questo motivo, diventa mayordomo, che letteralmente significa maggiordomo. All’inizio pensavamo che dovesse partecipare solo ad alcune celebrazioni, ma in realtà deve pregare e accendere le candele davanti all’altare del santo quattro volte al giorno, accogliere i fedeli e cambiare gli aghi di pino sul pavimento ogni due giorni.
Come abbiamo detto, il mayordomo non ha tempo per lavorare, ma deve pagare tutto: dalle candele, alle feste, alle offerte, fino ai portatori quando la statua del Santo esce per le celebrazioni. Visto che quest’anno di servizio può essere piuttosto costoso, molti uomini della comunità decidono di andare a lavorare negli Stati Uniti per un certo periodo di tempo per risparmiare abbastanza denaro prima di tornare nella comunità. Lavorando all’estero, alcuni di loro sono persino in grado di costruire magnifiche case.
La chiesa di San Juan Chamula
Sulla strada per la chiesa, siamo passati dalla piazza principale dove si tiene l’assemblea della comunità. L’assemblea prende decisioni importanti e risolve qualsiasi problema, agendo come un tribunale. Decide anche chi sarà il prossimo mayordomo tra i numerosi volontari. La lista d’attesa può essere lunga dieci anni! Se l’uomo che ha chiesto questo onore muore durante l’attesa, spetta al figlio, aiutato dal resto della famiglia, prendere il suo posto.
Osservando la chiesa, si può notare un cartello sulla sua sommità che indica che la costruzione è avvenuta tra il 1522 e il 1524. Secondo la nostra guida, è piuttosto improbabile, poiché ciò significherebbe che l’edificio è stato completato solo due anni dopo l’insediamento degli spagnoli sul continente.
All’interno della chiesa è vietato scattare foto. Anche qui il pavimento è pieno di aghi di pino. Non ci sono panche e le rappresentazioni dei santi patroni delle diverse zone della città decorano le pareti.
Anche se la comunità è tecnicamente cattolica, pratica ancora alcuni rituali sciamanici. Abbiamo visto piccoli gruppi di persone sedute a terra con candele colorate davanti a loro. Ogni gruppo ha un curandero (un guaritore) che accende le candele colorate, prega e purifica i fedeli. Ad ogni colore delle candele è associato un tipo di problema specifico (amore, salute, famiglia). Ogni gruppo aveva anche delle offerte, come una gallina, delle uova o della Coca-Cola, necessarie per eseguire i rituali. Mentre canta una canzone monotona, il curandero passa le offerte sulla parte malata del credente. Allo stesso tempo soffia e sbuffa in maniera esagerata per scacciare il male. Per un motivo simile, il rutto, anche se causato dalla Coca-Cola, è un altro modo per espellere il male dal corpo. Ed è per questo che la bevanda trova posto anche durante le cerimonie di sepoltura.
I sacerdoti cattolici entrano in questa chiesa solo in un’occasione: i battesimi. Questo è l’unico sacramento cattolico adottato dalla comunità. La guida ci ha detto che anche altri villaggi delle valli circostanti seguono i propri rituali, anche se San Juan Chamula è probabilmente quello più particolare.
Scoprire l’artigianato di Zinacantan
Prima di tornare a San Cristobal de la Casas, il tour prevedeva un’ultima sosta in un altro villaggio indigeno: Zinacantan. Il villaggio condivide alcune tradizioni con San Juan Chamula. Ma siamo venuti qui soprattutto per scoprire il lavoro dei suoi famosi tessitori. Siamo stati accolti nella casa di una famiglia locale. Utilizzano ancora le tecniche di tessitura tradizionali per creare gonne, camicie e cinture colorate.
Ogni donna deve persino tessere il proprio abito da sposa. Abbiamo concluso la visita con dei tacos fatti in casa ripieni di semi di zucca e leggermente speziati, chiamati pipián. Per accompagnarli, ci hanno servito anche del posh, una bevanda alcolica tradizionale. Di solito è piuttosto forte, ma hanno aggiunto un po’ di cannella e l’abbiamo trovata deliziosa.
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