I guaranì sono una popolazione nativa del sud America. Si trovano in Paraguay e parte di Bolivia, Brasile e Argentina. In Argentina sono presenti principalmente nella regione di Misiones, nel nord-est del paese. Abbiamo avuto la possibilità di esplorare questa regione per alcuni giorni e così di imparare qualcosa della loro storia. A questo proposito, puoi anche leggere il nostro post sulle missioni gesuite a San Ignacio.
Prima dell’arrivo degli europei
Prima dell’arrivo degli europei, i guaranì vivevano nella vasta foresta tra i fiumi Paraná e Uruguay e l’odierno Brasile meridionale. Erano principalmente nomadi e vivevano di caccia e agricoltura. Una volta trovato un luogo adatto, incominciavano a coltivare verdure come manioca, canna da zucchero e patate. Dopo circa tre anni, quando ormai il suolo era arido, trasferiamo il viaggio da un’altra parte. Cacciavano inoltre praticamente tutti gli animali della foresta: armadilli, iguana, coati…
Costruivano le loro case con fango e legna. In primo luogo raccoglievano molti rami, che venivano poi legati con delle liane. Questi fasci venivano posizionati tra due bastoni per formare le mura della casa. Successivamente, del fango veniva spalmato sui rami e lasciato asciugare. Le case costruite in questa maniera potevano durare fino a sei mesi.
Parlavano la lingua guaranì, tuttora usata. Invece di cercare di tradurre i nomi di tutti i posti, gli europei decisero di usare delle parole guaranì. È per questo che oggi abbiamo, per esempio, Iguazù, “grande acqua”, il parco di Teyù Cuare, “grotta della lucertola”, e Paraguay, “acqua che crea un oceano”.
Le missioni
La presenza degli europei nell’area era, all’inizio, di due differenti nature: missionaria o violenta. Da una parte i portoghesi cacciavano i guaranì per poterli vendere in schiavitù. La forza lavoro a basso prezzo era la migliore merce dell’area.
Dall’altra parte i gesuiti cercavano di convertire i guaranì al cattolicesimo, al costo di lasciarsi alle spalle gran parte delle loro tradizioni. I gesuiti impedirono la loro lingua e tradizioni per poter meglio comunicare con loro. A questo scopo molte missioni vennero costruite nella zona. Di solito includevano una chiesa, una a piazza, centro della vita comunitaria, officine, dei campi per coltivare cibo e case. La vita all’interno delle missioni era strettamente organizzata. Ore specifiche efano destinate al pregare, lavorare o educare i bambini e rilassarsi. Tutti contribuivano al benessere comune.
Per i guaranì vivere in una missione assicurava una difesa contro gli schiavisti. Anche se erano in grado di mantenere alcuni dei loro usi e costumi, in particolar modo la loro lingua, dovettero rinunciare al loro stile di vita nomadico.
Nel 1767, l’espulsione dei gesuiti dal paese segnò l’inizio della fine per le missioni. Negli anni seguenti, non potendo fornire più nessun tipo di protezione, vennero progressivamente abbandonate dai guaranì che tornarono alla loro vecchia vita nella foresta.
Oggi
I guaranì oggi sono organizzati in comunità nella foresta. Mantengono ancora uno stile di vita nomadico, spostandosi ogni volta che il terreno perde di fertilità. Cacciano anche all’interno della foresta che è di loro proprietà. All’interno delle comunità si parla solo guaranì, anche se i bambini vanno a una scuola bilingue. Ogni comunità ha un leader, il “cacique”. Anche se lontane una dall’altra, le comunità si incontrano almeno una volta l’anno per celebrare delle festività.
Fino agli ultimi anni il governo argentino forniva un sussidio per ripararlo dell’espropriazione delle loro terre. Ultimamente però, a causa della crisi economica, i soldi hanno smesso di arrivare. Le espropriazione d’altro canto non si sono fermate. Con sempre meno terra a disposizione, sia l’agricoltura che la caccia sono diventate difficili. I guaranì hanno tentato di protestare, ad esempio bloccando il traffico, ma senza risultati. La produzione e vendita di oggetti di artigianato è ora la principale fonte di guadagno per la comunità.
Uno dei loro piatti tipici è il reviro, che mangiano principalmente a colazione per avere l’energia necessaria ad affrontare la giornata. È preparato con farina, acqua e sale, cucinati insieme in una pentola. Mantiene una consistenza granulosa, grazie ad un mescolare continuo. Abbiamo avuto l’occasione di provarlo a Puerto Iguazu. Alla fine, essendo gli ingredienti uguali a quelli di un pane senza lievito, il sapore è di briciole salate. Oggi è normalmente cucinato insieme a delle uova.