Anche dopo aver esplorato le rovine Maya di Copan in Honduras, Tikal in Guatemala e Tulum, non eravamo ancora soddisfatti. Inoltre, dopo la visita a Machu Picchu in Perù, ci siamo resi conto che avevamo la possibilità di vedere un’altra delle sette meraviglie. Abbiamo quindi deciso di prendercela comoda per viaggiare verso il nord del Messico. Durante il tragitto ci siamo così fermati due volte per visitare altrettanti siti archeologici: Chichén Itzá e Palenque.
Chichén Itzá: una delle nuove sette meraviglie del mondo
La città più vicina a Chichén Itzá è Valladolid. È un buon posto dove fermarsi per la notte prima di scoprire le rovine Maya. Dalla città è possibile raggiungere il sito utilizzando un colectivo, come abbiamo fatto noi, o un autobus. L’area archeologica è diventata famosa in tutto il mondo dopo essere stata eletta come una delle nuove sette meraviglie. La fama ricevuta da questa elezione la rende piuttosto affollata, quindi è meglio arrivare presto. In questo modo potrete anche evitare il caldo, che può essere piuttosto intenso.
Visita alle rovine
La parte più famosa delle rovine è il tempio di Kukulkan, una piramide in perfette condizioni. Le scale sul lato nord presentano sculture di serpenti piumati. A quanto pare le loro ombre, durante gli equinozi, danno l’illusione di serpenti che strisciano lungo il tempio!
Durante la visita, abbiamo avuto l’impressione che la maggior parte delle persone si fermasse solo alla piramide e non esplorasse il resto del sito. Non fare lo stesso errore, altrimenti, ti perderesti altri fantastici edifici, come il più grande campo da gioco di tutta Mesoamerica: 168 metri per 70!
Un altro edificio impressionante è il tempio dei guerrieri, con le sue mille colonne. Non le abbiamo contate, ma possiamo confermare che sono tantissime. Più lontano si trova l’edificio chiamato de las Monjas (monache) e le sue pareti intricatamente decorate.
Pur essendo il sito Maya più costoso che abbiamo visitato, ne vale la pena. Anche se dobbiamo confessare che la differenza di prezzo con altre rovine, probabilmente dovuta allo status di meraviglia del mondo, non è davvero proporzionale alla differenza in bellezza.
Una rinfrescante continuazione
Se fa troppo caldo, non lontano dalle rovine ti aspettano due cenotes. Il primo, il più vicino, è Ik Kil. È uno spazio ben organizzato, con un bar, docce, giubbotti di salvataggio e amache, simile al Gran Cenote di Tulum. Il vero e proprio cenote è una grotta molto grande, con piante che pendono dalla cima e quasi toccano l’acqua.
L’altro cenote si trova in realtà nel centro della città di Valladolid, un tipico centro coloniale, che merita una visita a sé stante. Il cenote è un’altra grande grotta, ma meno turistica rispetto a Ik Kil, e anche meno costosa: vi si trovano molti locali che si godono l’acqua fresca.
Palenque: dormire nella giungla
Il villaggio di Palenque non ha molto da offrire. Il modo migliore per godersi il soggiorno è dormire in un hotel nella giungla. Ce ne sono molti, che vanno dall’essenziale all’ultra lusso. Noi abbiamo alloggiato al Cabañas Kin Balam, rustico ma a buon prezzo, con piscina e non lontano dalle rovine. Una struttura in legno, un tetto in metallo, zanzariere per le pareti e alcune tende per la privacy erano tutto ciò che componeva la nostra cabaña (capanna). Avevamo davvero la sensazione di dormire nella natura, ma al contempo eravamo protetti dai fastidiosi insetti!
Durante la notte, la giungla era ben sveglia. Tra tutti i rumori che potevamo sentire, uno spiccava maggiormente: forti ululati gutturali. Sebbene possano risultare strani o inquietanti la prima volta che li si sente, sono solo il modo di comunicare di alcune scimmie. Le scimmie urlatrici sono infatti uno degli animali terrestri più rumorosi: i loro ululati possono talvolta essere sentiti fino a 5 km di distanza! Una sveglia molto efficace…
Le rovine nella giungla
Al mattino è possibile raggiungere le rovine Maya prendendo un colectivo che passa per l’unica strada principale.
Non appena si entra nel sito, ci si immerge a capofitto nella storia Maya. Numerose tombe e templi affiancano il sentiero che porta all’interno delle rovine. Alla fine della strada, si può esplorare il palazzo, un gruppo di edifici collegati e adiacenti. Anche se il nome potrebbe suggerire differamente, in realtà nessuno viveva al suo interno visto che probabilmente si trattava solo di un complesso burocratico. Più avanti, si può anche salire le scalinate di alcuni templi. Quando sei in cima, fermati un attimo, non solo per riprendere fiato, ma anche per goderti la vista degli edifici che emergono dalla giungla. Durante la discesa, fai attenzione: i gradini sono irregolari e potrebbero essere scivolosi!
In tutto il sito i droni sono vietati. Ce ne siamo resi conto solo quando abbiamo visto quattro guardie correre verso i due turisti che si erano nascosti dietro un muro mentre ne pilotavano uno. Presi in flagrante, sono stati costretti a cancellare le loro registrazioni.
Al termine della visita, non perdeterti il museo: contiene molti pezzi e una grande replica della tomba di Pakal. Il coperchio intagliato del sarcofago ha dato adito a speculazioni sul fatto che i Maya fossero in realtà astronauti. A prescindere da queste teorie fantasiose, si tratta di uno spettacolo meraviglioso.
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Una risposta a “Sulle tracce dei Maya in Messico”